Adriatico
Al Presidente del Consiglio- Al Ministro Dell’Ambiente
(un chiarimento per favore)
(La follia umana)
Un serafico sindaco di Trieste in una intervista, all’ora di pranzo su Sky, sputava tutto il suo orgoglio:<Il nostro porto è pronto e la capacità di ricevere qualsiasi tipo di trasporto mercantile proveniente nell’accordo “ via della seta” con la Cina.
Stranamente quella sera non riuscivo a prendere sonno e con gli occhi fissi sul soffitto rividi la mia, bellissima, infanzia:
<<Vai a prendermi un po’ di lumachine di mare che oggi li cucino con i tubettini>>. Ordinò mia mamma. Calzoncini rattoppati lisi, sbiaditi e scalzo correvo sulla spiaggia di sassi del mio amore infinito: l’Adriatico.
A poche decine di metri dalla battigia a ridosso della ferrovia, in primavera, fiorivano dei bellissimi gigli di mare e tutto intorno dei piccoli arbusti pieni di lumachine. A soli 5 anni, nero come la pece, passavo le mie giornate tra scogli, battigia e lungomare, e quando tornavo a casa, nonostante fossimo a metà degli anni cinquanta, i piedini erano pieni di catrame. Mamma, con qualche rimprovero e scappellotto, imbeveva un batuffolo di cotone con olio di oliva e sfregando fine a farmi male rimuoveva quel viscido informe pezzo di petrolio. Il mare cominciava ad avere qualche lineetta di febbre.
A sessanta e rotti anni di distanza il mio “amore” immutato e l’apprensione ha fatto si che qualche lacrima ha rigato il viso. Mi tornò in mente che pochi anni fa, nel periodo che il grande ecologista fino dai tempi di yuppy du, Adriano Celentano, pose il problema delle navi crociere in Venezia ci fu un dibattito, che come al solito finì nel cono d’ombra. In questi casi i mie neuroni vanno a mille e ricordai che qualche anno fa lessi un rapporto “Studio per il governo del mare Adriatico “ a cura di Matteo Filippone. Chi vuole (con un po’ di fortuna) lo si trova e scaricare da internet.
L’Adriatico, è poco più grande di un lago Canadese. Lungo 800 Km. ha una larghezza media di 150 km. che si riducono 80 km nel canale d’Otranto. Praticamente una bacinella. Nonostante uno studio dettagliato su ogni punto, fatto da veri professionisti, che già 10 anni fa (2010) avvertiva sulla fragilità è vulnerabilità dovuto alle tante attività, ormai, al limite della sopportazione per un bacino d’acqua molto limitato e oltretutto chiuso:
A partire dall’economia balneare, che si concentra tutto in due mesi dove lo sterco di milioni di “culi fumanti” che finiscono in mare a pochi km. dalla spiaggia, la inciviltà di maleducati che buttano cicche di sigarette, plastica, confezioni di cibo ecc…
Solo dalla parte italiana 130 fiumi (tra cui il Po) e diversi rivoli riversano le loro acque in mare con plastica, detriti vari, particelle inquinanti dovuti all’agricoltura intensiva e l’industria, tracce di residui di droga (per chi non lo sapesse uno studio fatto tra il Sabato e la Domenica hanno rilevato alte concentrazioni di cocaina, cannabinoidi e altro, sempre gli incivili che vanno a pisciare nei fiumi invece che nei bidè.
Pescherecci che escono a migliaia senza nessun rispetto per le regole. Per raccogliere le vongole dragano tutto e distruggendo anche le uova che depositano gli altri pesci. Hanno motori a diesel e tutto dire.
Imbarcazioni da diporto: ormai anche il paesino più piccolo hanno un piccolo porto. Oltre all’inquinamento, non si può fare un bagno tranquillamente oltre i 100 mt. dalla spiaggia senza il pericolo che un motoscafo ti affetti.
Circa 600 navi crociere annuo solcano il mare Adriatico con tutti i rischi annessi e connessi con questi mostri in alcuni casi incontrollabili (V. Venezia)
Migliaia di traghetti e grandi cargo trasporti merci per la maggior parte vecchi e inquinanti.
E dulcis in fondo:
le petroliere che in alcuni casi sono vere e proprie carrette del mare che trasportano carichi pericolosi (petrolio, chimica, infiammabili ecc…) inquinanti e con potenziale disastri ambientali.
Poi sopraffatto dalla stanchezza mi addormentai. Intorno alle 5 del mattino mi svegliai ancora con l’ Adriatico in mente. E in dormiveglia cominciò un incubo che solo l’orrore mi fece tornare al presente ma sudato:
Soffiava e fischiava forte la Bora, all’altezza della laguna di Venezia e Mestre fu rinforzato prima dal Maestrale e poi dalla Tramontana. Onde gigantesche e raffiche di vento sembravano in preda ai quattro Cavalieri dell’Apocalisse. Una petroliera con 250.000 mila tonnellate veniva investita in pieno da un’enorme cargo diretto a Trieste si spezza in due e comincia a riversare in mare il suo carico. Metà della cisterna affonda quasi immediatamente. I fortissimi venti trasportano l’enorme massa di petrolio da Nord a Sud. Intanto a flotti continua lo sversamento dello scafo ormai affondato. Quando dopo la tempesta torna la quete, una scena orrorifica si presenta davanti ai miei occhi: gli scogli sono tutti oliosi e il risucchio mostra migliaia di pesci soffocati, aironi e gabbiani di mare, incolpevoli , non riescono più a prendere il volo e, sono destinati a morire in una lunga agonia. Anche le bellissime e rinomate spiagge sono ricoperte di catrame fino al lungo mare non esistono più ombrelloni, sdraie, pattini Tutte le società ittiche fallite. L’Adriatico è un budello è l’enorme macchia continua nella sua marcia distruttiva i pescherecci tutti attorniati dal nero mostruoso come pure i traghetti e le barche di servizio. L’Adriatico è un piccolissimo mare, un lago dove i disastri si amplificano a dismisura. Non ci vuole uno studio per capirlo.
Spero che tutti quelli che amano L’Adriatico, quelli che vivono sulla costa, le associazioni e i comitati siano sempre sull’allerta e pretendere chiarimenti. Una cosa è certa il nostro mare è malato e oltre il limite delle sue possibilità. Figuriamoci se tutti i giorni sarà caricato di ulteriori cargo che salpano le sue acque.


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HOLMER SHERATAN
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